Stella morente - cometa Wild 2 - Luna - meteore orionidi- Centaurus A


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Immagini ad infrarossi delle ultime esalazioni di una stella morente
Analisi dei grani di polvere della cometa Wild 2
Raggiungere la Luna con un decimo di litro
Le meteore Orionidi più brillanti grazie alla gravità di Giove
Centaurus A, la galassia attiva più vicina alla Terra




IMMAGINI AD INFRAROSSI DELLE ULTIME ESALAZIONI DI UNA STELLA MORENTE


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I ricercatori che utilizzano SOFIA hanno catturato le immagini ad infrarossi delle ultime esalazioni di una stella morente simile al nostro Sole. SOFIA, acronimo che sta per Stratospheric Observatory for Infrared Astronomy, non orbita come gli altri telescopi spaziali, ma vola su un aereo. Si tratta di un telescopio a infrarossi in grado di scrutare l’Universo a bordo di un Boeing 747. Grazie alle sosfisticate tecnologie di cui è dotato, SOFIA può intercettare la luce infrarossa, volando al di sopra delle nubi, scavalcando il 99 per cento del vapore acqueo dell’atmosfera terrestre che blocca la maggior parte dei raggi infrarossi. L’aereo può raggiungere quote di 13 mila metri di altitudine. Quale telescopio astronomico aereo più grande del mondo, Sofia può produrre immagini di qualità tre volte superiori a quelle del Kuiper Airborne Observatory, che, montato su un Hercules C141, ha svolto la sua attività dal 1974 al 1996 (Sofia, il telescopio volante. INAF). L’oggetto osservato è una nebulosa planetaria denominata Minkowski 2-9 osservata in una immagine composita in tre colori. Le osservazioni di SOFIA sono state effettuate nel medio infrarosso a 20, 24 e 37 microns. L’ultima banda rintraccia le emissioni più forti della nebulosa, impossibili da osservare tramite telescopi terrestri.Questi oggetti sono chiamati “nebulose planetarie” a causa di un errore commesso dai primi astronomi, i quali non possedendo strumentazioni adeguate, scambiavano questi oggetti per pianeti. Molte di queste nebulose infatti mostrano il colore e le dimensioni apparenti di Urano e Nettuno, nonostante gli oggetti non abbiano nulla in comune. Il nome persiste ancora oggi nonostante questi oggetti siano nubi di materiale molto lontane dal sistema solare, e legate alla morte di stelle di massa media durante le fasi finali della vita. Nonostante il materiale sia fuoriuscito da una stella di forma sferica, esso si estende in una dimensione, apparendo con la forma di un cilindro o di una clessidra. Gli astronomi ipotizzano che le nebulose planetarie con tali forme, siano prodotte da opposti flussi di materiale ad alta velocità causati da un disco di materiale intorno ad una stella morente nel centro della nebulosa. Le osservazioni di M2-9 sono state progettate per studiare il deflusso in dettaglio, con l’obiettivo di comprendere meglio questa fase stellare del ciclo di vita che è importante nell’evoluzione della nostra galassia.



ANALISI DEI GRANI DI POLVERE DELLA COMETA WILD 2


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L’immagine tradizionale delle comete, come freddi, ghiacciati, corpi immutabili nel corso della loro storia viene rivalutato alla luce delle analisi dei grani di polvere della cometa Wild2. Un team guidato dall’Università di Leicester ha rilevato la presenza di ferro in un granello di polvere, prova che gli agenti atmosferici spaziali potrebbero spiegare il colore rossastro della superficie esterna della cometa. I risultati sono stati presentati dal dottor John Bridges al National Astronomy Meeting svoltosi a Manchester, Martedì, 27 marzo. I grani di polvere sono stati raccolti dalla missione Stardust della NASA, tornata sulla terra nel 2006. Da allora, un team internazionale di scienziati ha analizzato i campioni e la carota a forma di tracce che hanno lasciato in aerogel. I campioni microscopici sezionati dai grani sono stati analizzati presso le strutture di tutto il Regno Unito, e in particolare questo lavoro è stato eseguito presso la Diamond Light Source synchrotron nella contea di Oxfordshire e alla Leicester University. Attraverso una serie di tecniche analitiche, gli scienziati nel Regno Unito sono stati in grado di analizzare compiutamente la mineralogia e gli isotopi dei campioni. L’analisi indica che la superficie della cometa Wild2 è stata bombardata dalle particelle del vento solare e dalle micrometeoriti nel corso dei suoi 4,5 miliardi di anni di storia. Questo ha permesso di depositare agli agenti grani di ferro su scala nanometrica che hanno arrossato la superficie della cometa. Un pezzo di puzzle della vita delle comete è stato risolto.



RAGGIUNGERE LA LUNA CON UN DECIMO DI LITRO


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Con le vicende degli ultimi tempi legati alle rete carburanti nazionale, una notizia del genere farebbe sobbalzare dalla sedia tutti gli automobilisti. Ma ahimè, è un progetto spaziale che nulla ha in comune con le nostre vetture. Si chiama MicroThrust ed è un propulsore ultra compatto, ideato per essere incorporato in satelliti di appena 10 centimetri di lato; pesa appena 200 grammi ed è stato sviluppato in Svizzera, da un gruppo di ricercatori del Politecnico di Losanna, per aprire una nuova era nell’esplorazione spaziale low cost. Il nuovo motore a ioni sara’ testato per la prima volta per garantire la spinte di CleanSpace One, il satellite spazzino in fase di sviluppo e progettato dallo stesso istituto di ricerca svizzero per ripulire i detriti spaziali. La propulsione ionica si avvale della spinta generata dall’espulsione di ioni, con una massa molto piccola ma a una grandissima velocità, molto piccola paragonata ai razzi convenzionali, ma con una grande efficienza e continuità. Per arrivare infatti da 0 a 100 chilometri orari sono necessarie 77 ore, l’obiettivo per arrivare sulla Luna sarà di raggiungerla in sei mesi aumentando lentamente la velocita’ del satellite fino a 24.000 chilometri orari. L’utilizzo di satelliti molto piccoli, con dimensioni di 10 centimetri per lato, sta diventano una soluzione sempre piu’ popolare in quanto permette un importante contenimento dei costi di produzione e di lancio, stimato in circa 500.000 euro contro le decine o centinaia di milioni dei satelliti convenzionali. Il grande ostacolo pero’ al loro utilizzo è rappresentato proprio dalla propulsione, senza la quale non è possibile svolgere missioni complesse o che richiedono lunghi periodi. Il nuovo motore ultra compatto promette quindi di rivoluzionare il settore perchè, come ha spiegato Herbert Shea, coordinatore del progetto europeo MicroThrust, ”al momento i nanosatelliti sono bloccati nelle loro orbite; il nostro obiettivo è di renderli liberi”.



LE METEORITI ORIONIDI PIU' BRILLANTI GRAZIE ALLA GRAVITA' DI GIOVE


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Una simulazione condotta dall’astrofisico Aswin Sekhar, dell’Armagh Observatory, in Gran Bretagna, dimostra che se in alcuni anni le meteore d’autunno, le Orionidi, sono più spettacolari del solito, il merito è anche di Giove, che con la sua forza di gravità, influenza la disposizione della nube di particelle lasciate lungo la sua orbita dalla cometa di Halley. Il ricercatore, che ha presentato il suo lavoro al congresso di astronomia che si è svolto a Manchester, mostra che le influenze di Giove sull’orbita della cometa di Halley e sui detriti che lascia lungo la sua scia sono responsabili di periodiche esplosioni di attività nelle Orionidi. La cometa di Halley orbita attorno al Sole in media ogni 75-76 anni. Quando il suo nucleo si avvicina al Sole, si riscalda e rilascia gas e polveri che formano la sua coda spettacolare. Questo degassamento lascia una scia di detriti lungo l’orbita della cometa. Quando la Terra attraversa il percorso di Halley, due volte all’anno, le particelle di polvere della cometa bruciano nell’atmosfera terrestre: le stelle cadenti chiamate Orionidi in ottobre e Aquariids in maggio. In alcune occasioni queste stelle cadenti sono più spettacolari di altre, ossia cadono in numero maggiore. Lo studio, che ha simulato l’orbita della cometa di Halley nei passati 12.000 anni e nei futuri 15.000, ha scoperto il perchè e suggerisce che l’orbita della cometa di Halley è stata in passato influenzata dalla forza gravitazionale di Giove, un fenomeno chiamato risonanza. Questo fenomeno, secondo l’esperto, ha fatto aumentare in alcune porzioni di cielo il numero dei detriti della cometa che tendono a raggrupparsi a causa degli effetti periodici della forza di gravita’ del gigante del Sistema Solare. ”Ciò significa – rileva Sekhar – che le briciole della cometa di Halley non sono distribuite in modo uniforme lungo l’orbita della cometa” . Quando la Terra incontra uno di questi agglomerati di detriti la pioggia di meteore che si scontra con l’atmosfera della Terra è più fitta e lo spettacolo delle stelle cadenti è più bello del solito. Secondo l’esperto, per esempio, lo spettacolo insolito delle Orionidi del 1993 è dovuta proprio all’effetto di Giove.



CENTAURUS A, LA GALASSIA PIU' VICINA ALLA TERRA


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Centaurus A, è la galassia attiva più vicina alla Terra, distante “soltanto” 11 milioni di anni luce. Vuol dire che viaggiando alla ipotetica velocità della luce, impiegheremmo 11 milioni di anni per raggiungerla. Vasta oltre 60.000 anni luce, la galassia ellittica peculiare, nota anche come NGC 5128, è il risultato di una collisione tra due normali galassie di giovani ammassi di stelle blù. Le regioni che formano una colorazione rosa sono dovute a imponenti strutture di polvere scura visibile in dettaglio notevole nell’immagine accanto. Lo scatto è stato realizzato sotto un magnifico cielo sereno dal Cerro Tololo Inter-American Observatory, in Cile. Nei pressi del nucleo galattico, detriti cosmici vengono costantemente inghiottiti da un buco nero centrale con un miliardo di volte la massa del Sole. Come in altre galassie attive, il processo genera onde radio, raggi X e raggi gamma irradiati dalla sorgente Centaurus A.