6 eclissi nel 2011 - esplosione nell’Universo - classificazione asteroidi - esopianeta CoRoT-2b - giorno gioviano


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Ben 6 eclissi nel 2011: una rarità secondo la NASA
Un’improvvisa esplosione nell’Universo
Classificazione, nomi e dimensioni degli asteroidi
CoRoT-2b, un esopianeta continuamente investito da violente tempeste solari
Un giorno gioviano



BEN 6 ECLISSI NEL 2011: UNA RARITA' SECONDO LA NASA


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Questa foto sembra ancor più magica se vista attraverso il fumo del camino di una casa posta in un villaggio siberiano vicino a Novosibirsk, in Russia. L’astrofilo Aleksandr Yuferev ha scattato questa foto dell’eclissi solare parziale del 4 gennaio 2011. Questa eclissi parziale è stata la prima delle quattro verificatesi nel 2011, ed è raro vederne così tante nello stesso anno. Secondo la NASA infatti, il 2011 ha prodotto una rara combinazione di quattro eclissi solari parziali e di due eclissi lunari totali. L’ultima eclissi solare parziale si è verificata il 25 novembre, e un’altra eclissi lunare totale sta arrivando il 10 Dicembre. L’eclissi solare parziale del 4 gennaio era visibile da gran parte del mondo, compresa l’Europa, il Medio Oriente e il Nord Africa. Le eclissi solari si verificano quando la luna si interpone tra il Sole e la Terra, oscurando parzialmente o totalmente la superficie solare. Nel corso di un’eclissi solare totale, la Luna oscura completamente i raggi del sole, facendo calare la notte per qualche minuto in pieno giorno. In una eclissi solare parziale, la superficie solare invece viene soltanto in parte oscurata. L’ombra parziale viene chiamata penombra. Le eclissi, soprattutto quelle totali di Sole, sono eventi rari, perché l’orbita della Luna è inclinata leggermente in modo che passi sopra o sotto la linea tra il sole e la Terra. Catturare la foto è stato un avvenimento fortuito per Yuferev. “Era un pò tardi per essere sulla riva del nostro fiume (Berd, vicino a Novosibirsk, Siberia, Russia) perché ero li a mangiare il mio pane e burro e a bere il tè caldo nella mia casa di legno.” Avendo conosciuto la differenza di temperatura tra la stanza e l’aria aperta (c’erano 65°C in meno rispetto all’interno), Yuferev ha scritto in una email. “E mentre ero in ritardo ho provato a guadagnare le mie possibilità di catturare il fenomeno fermandomi a metà strada“.


UN'IMPROVVISA ESPLOSIONE NELL'UNIVERSO


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Il 6 Gennaio 2002, una stella di magnitudine 5 nella costellazione dell’Unicorno, ha attirato su di se l’attenzione degli astronomi di tutto il mondo, grazie ad un’improvvisa quanto anomala esplosione, facendola diventare la stella più luminosa dell’intera Via Lattea. Si è infatti notato come questo tipo di esplosione non provenisse dai soliti meccanismi che oggi conosciamo nelle stelle nova o supernova. Successivamente, altrettanto improvvisamente, la stella si è letteralmente sbiadita. Un lampo stellare intenso come questo non era mai stato visto prima, per cui sono state tante le ipotesi azzardate per questo oggetto, valutando la possibilità che si tratti di un’eruzione dovuta ai processi che stanno portando alla morte della stella o la fusione di una stella binaria o di pianeti precipitati sulla stella. L’enigmatica stella variabile prende il nome di V838 Mon, e mostra un eco di luce riflesso in successione nella polvere interstellare che circonda la stella. Dista da noi 20.000 anni luce ed è rintracciabile appunto nella costellazione dell’Unicorno. Questa splendida immagine è stata ripresa nel Febbraio 2004 dal telescopio spaziale Hubble e mostra l’eco di luce vasto 6 anni luce.


CLASSIFICAZIONE, NOMI E DIMENSIONI DEGLI ASTEROIDIl


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Gli asteroidi sono piccoli mondi rocciosi che girano intorno al Sole, troppo piccoli per essere chiamati pianeti. Essi sono noti anche come planetoidi o pianeti minori. In totale, la massa di tutti gli asteroidi è inferiore a quella della nostra Luna. La maggior parte si trova in un ampia fascia tra le orbite di Marte e di Giove. Questa cintura principale può contenere più di 200 asteroidi più grandi di 100 chilometri di diametro. Gli scienziati stimano che la cintura contenga inoltre più di 750.000 asteroidi più grandi di 1 chilometro di diametro e milioni di quelli più piccoli. In questa regione di spazio però non tutti i corpi rocciosi presenti sono asteroidi – per esempio, recentemente sono state scoperte anche delle comete, oltre a Cerere, un tempo ipotizzato come asteroide, ed ora considerato un pianeta nano. Molti planetoidi si trovano al di fuori della fascia principale. Per esempio, un certo numero di asteroidi chiamati Troiani si trovano lungo il percorso orbitale di Giove. Tre gruppi – Aten, Amor e Apollo – sono conosciuti nel sistema solare interno e qualche volta incrociano il percorso di Marte e della Terra. Gli asteroidi sono avanzi della formazione del nostro sistema solare circa 4,6 miliardi di anni fa. Agli albori del sistema solare, la nascita di Giove ha impedito che questi piccoli corpi si aggregassero per formare un pianeta. Alcuni di loro però possono raggiungere dimensioni notevoli come Cerere, che dista circa 932 chilometri. D’altra parte, uno dei più piccoli, scoperto nel 1991 e chiamato 1991 BA, presenta un diametro di circa 6 metri. Quasi tutti gli asteroidi sono di forma irregolare, anche se alcuni sono quasi sferici. Spesso sono butterati da un’infinità di crateri da impatto, talvolta giganti, com’è il caso di Vesta, che presenta un cratere di 460 chilometri di diametro. Gli asteroidi ruotano intorno al Sole su orbite ellittiche. Più di 150 di essi possiedono anche un satellite naturale, ed alcuni addirittura più di uno. Esistono anche i cosiddetti asteroidi binari, ossia 2 corpi rocciosi di dimensioni simili che ruotano tra loro, ed in questo caso sono stati notati anche sistemi tripli. A volte vengono catturati dall’attrazione gravitazionale planetaria, divenendo satelliti, com’è accaduto ad esempio a Phobos e Deimos, i due satelliti di Marte, o alla maggior parte delle lune lontane, presenti intorno ai giganti del sistema solare. La temperatura media della superficie, che è rimasta praticamente invariata nel corso dei miliardi di anni di sopravvivenza, di un asteroide è di circa 73°C. Studiare la superficie di questi planetoidi significa infatti trarre importantissime informazioni sulla nascita del nostro sistema solare.


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La fascia principale dove risiedono
la maggior parte degli asteroidi

Oltre alla classificazione degli asteroidi in base alla loro orbite, la maggior parte si divide in tre classi in base alla composizione. Il tipo C o carboniosi sono di colore grigiastro e sono i più comuni, tra cui oltre il 75 per cento degli asteroidi conosciuti. Probabilmente costituiti da argilla e pietra di rocce silicatiche, abitano regioni esterne della cintura principale. Gli asteroidi di tipo S, di colore verde o rosso, rappresentano circa il 17 per cento degli asteroidi conosciuti, e dominano la fascia di asteroidi interna. Essi sembrano essere fatti di materiali silicati e nichel-ferro. Gli asteroidi di tipo M o metallici sono di colore rossastro, costituiscono la maggior parte del resto degli asteroidi, e dimorano nella regione centrale della fascia principale. Sembrano essere costituiti da nichel-ferro. Ci sono molti altri tipi rari in base alla composizione, come ad esempio quelli di tipo V di cui fa parte Vesta, caratterizzato da una crosta vulcanica basaltica. Nel 1801, l’astronomo e sacerdote italiano Giuseppe Piazzi, mentre era intento a realizzare una mappa stellare, scoprì casualmente il primo e il più grande asteroide orbitante tra Marte e Giove: Cerere. Cerere rappresenta un quarto di tutta la massa di tutte le migliaia di asteroidi conosciuti nella zona della fascia principale. L’Unione Astronomica Internazionale è meno rigida sui nomi dati ai planetoidi rispetto ad altri oggetti, quindi vi sono asteroidi che presentano nomi particolari come Mr. Spock di “Star Trek” o del musicista rock Frank Zappa, ma anche tributi più solenni, come ad esempio i sette asteroidi che prendono i nomi dell’equipaggio dello Space Shuttle Columbia che morì nel 2003. Asteroidi con denominazione di animali invece non sono più consentiti. Prima del nome può essere allegata anche una lunga sigla, come ad esempio 99942 Apophis. La prima sonda spaziale che ha ripreso immagini ravvicinate di asteroidi è stata la sonda Galileo della Nasa nel 1991, che scoprì tre anni più tardi la prima luna orbitante intorno ad un asteroide. Nel 2006, la sonda giapponese Hayabusa è diventata la prima ad atterrare e decollare da un asteroide. E’ tornata sulla Terra nel giugno 2010, ed i campioni prelevati sono in fase di studio. Attualmente la missione Dawn della NASA sta osservando Vesta e proseguirà le sue osservazioni con Cerere nel 2015.


CoRoT-2b, UN ESOPIANETA CONTINUAMENTE INVESTITO DA VIOLENTE TEMPESTE SOLARI


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CoRoT-2b è un pianeta extrasolare decisamente esotico delle dimensioni di Giove, che viene regolarmente investito da potenti tempeste solari pari a circa 100.000 volte quelle provenienti dal Sole che investono la Terra, decimando la sua atmosfera. La distanza del pianeta dalla sua stella è infatti molto piccola, stimata in circa 5 milioni di chilometri. I ricercatori ipotizzano che da questo pianeta, le aurore siano visibili da tutte le latitudini, a differenza del nostro pianeta, dove si rendono visibili generalmente alle alte latitudini e ai poli, e solo raramente a latitudini più basse. I dati raccolti da Chandra suggeriscono che la radiazione ad altissima energia proveniente dalla stella fa evaporare circa 5 milioni di tonnellate di materia del pianeta vicino ogni secondo! La vita su questi pianeti è decisamente difficile, per non dire impossibile da trovare. La stella emette potentissimi e turbolenti campi magnetici e il responsabile della sua violenta attività potrebbe essere proprio il pianeta orbitante accanto, che ne accelererebbe la rotazione. Esiste anche una stella compagna che però a quanto pare non presenta emissioni di raggi X, proprio perchè non ha un oggetto così vicino che ne influenza la normale attività.


UN GIORNO GIOVIANO


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In questo video possiamo osservare la veloce rotazione del più grande pianeta del sistema solare. Molte caratteristiche interessanti dell’atmosfera enigmatica di Giove, comprese le bande equatoriali e le sue tempeste possono essere viste nel dettaglio. Se noi conducessimo un’ispezione più accurata, noteremmo che le nubi centrali ruotano leggermente più veloci rispetto alle nubi polari. La celeberrima Grande Macchia Rossa è visibile all’inizio, per voi uscire dalla visuale successivamente, facendo capolino nuovamente alla fine del video stesso. Oltre alla macchia rossa sono visibili di tanto in tanto altri sistemi tempestosi più piccoli nella rotazione di 10 ore del gigante gassoso. La nostra piccola Terra come sappiamo, impiega 24 ore per compiere una rotazione completa, quindi risulta ben più lenta. Queste immagini sono state catturate lo scorso anno al telescopio di 1 metro all’osservatorio Pic du Midi, sui Pirenei francesi. Dal momento che l’idrogeno e l’elio sono incolori, nonché elementi che compongono la maggior parte dell’atmosfera di Giove, quali elementi creino i colori osservati nelle nubi di Giove, resta a tutt’oggi un mistero.