Antares - Venere - vetro vulcanico su Marte


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Antares, Al Niyat e l’ammasso globulare M4
Viaggio nel Sistema Solare: Venere, l’inferno a noi molto vicino
Scoperto del vetro vulcanico su Marte



ANTARES, AL NIYAT E L'AMMASSO GLOBULARE M4


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Antares è una supergigante rossa con un diametro pari a 850 volte quello del nostro Sole, 15 volte più massiccia e 10.000 volte più luminosa. E’la stella più luminosa della costellazione dello Scorpione, ed una delle più brillanti di tutto il cielo notturno. Situata a circa 550 anni luce di distanza, Antares è visibile in questa immagine di Ivan Eder sulla sinistra, circondata da una nebulosità di gas giallastro. La radiazione emessa della compagna permette al gas nebulare di brillare. In basso nell’immagine, molto più dietro di Antares, è visibile l’ammasso globulare M4, mentre la stella luminosa sulla destra è la brillante Al Niyat.


VIAGGIO NEL SISTEMA SOLRE: VENERE, L'INFERNO A NOI MOLTO VICINO


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Un tempo chiamata Espero, come stella del mattino, e Fosforus, come stella della sera, oggi Venere porta il nome dell’antica dea romana della bellezza e dell’amore. Un nome non esattamente appropriato quello del pianeta, dal momento che le condizioni sono davvero simili a quello che noi immaginiamo come l’inferno. Venere, il secondo oggetto del Sistema Solare in ordine di distanza dal Sole (0,72 UA), è il pianeta che più si avvicina alle dimensioni della Terra, differendo di soli 500 Km circa. La sua rotazione è retrograda, ossia il pianeta gira su se stesso in senso opposto a quello terrestre; considerando il periodo di rotazione estremamente lento, stimabile in 243 giorni terrestri, notiamo come il giorno duri più dell’anno venusiano (225 giorni). Il pianeta è perennemente avvolto da una fitta coltre di nubi che impedisce qualsiasi osservazione della sua superficie. La densa atmosfera di questo mondo ostile è composta per il 96% da anidride carbonica, ed esercita una tremenda pressione di 90 atmosfere. Lo strato principale di nubi, costituite principalmente da goccioline di acido solforico, copre le quote comprese tra i 45 e i 60 Km. Un determinato spessore di nubi venusiane assorbe meno luce dello stesso spessore di nubi terrestri, ma lo strato di nuvole sul pianeta è così denso che solo un 2% della luce solare raggiunge la superficie del pianeta. Su Venere l’effetto serra è tale che sulla superficie e nei livelli inferiori dell’atmosfera non si riscontrano differenze significative di temperatura tra l’equatore ed i poli e tra il giorno e la notte. La temperatura superficiale si aggira intorno ai 480°C, la visibilità di circa 3 Km e l’illuminazione dell’ambiente è all’incirca quella che c’è sulla Terra in una giornata di cielo coperto. Continui rombi di tuono con fulminazioni sono presenti sul pianeta, mentre i venti sono deboli solo al suolo, ma nella cappa di nubi accelerano bruscamente fino a 400 Km/h. Le nubi più alte fanno il giro del pianeta in circa 4 giorni (60 volte più veloce della stessa rotazione), combinata con il flusso di aria d’alta quota dall’equatore verso i poli, produce delle caratteristiche formazioni di nubi a forma di Y e C, e “collari” polari.

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Ma come mai è presente questa densissima coltre nuvolosa? Molti astronomi pensano che in un periodo molto lontano ci fosse acqua sulla superficie di Venere, ma che un aumento di luminosità del Sole abbia innalzato la temperatura al punto da causare l’evaporazione degli oceani, aumentando la quantità di vapore acqueo nell’atmosfera. La temperatura continuò ad aumentare e gli oceani evaporarono completamente. Sino a qualche decennio fa la superficie di Venere è risultata totalmente sconosciuta, vista la densa coltre nuvolosa. Soltanto attraverso le immagini radar è stato possibile tracciare un quadro globale della superficie stessa. La visione del suolo venusiano trasmessa dalla sonda “Venera” ha rivelato un paesaggio desolato, disseminato di frammenti di rocce vulcaniche immerse in una polvere grossolana. Nel 1993 la sonda Magellano ha fornito una documentazione cartografica più completa rivelando la presenza di formazioni simili a continenti e crateri. Dalla Terra è impossibile non riconoscere il pianeta, dal momento che si presenta come “la stella” più luminosa del firmamento. Il suo bianco evidente è visibile al crepuscolo o all’alba, mai distante oltre i 48° dal Sole. Ad un buon binocolo Venere comincia a mostrare le proprie fasi, anche se questo dettaglio è facilmente individuabile già in un piccolo telescopio. Il pianeta infatti, essendo interno rispetto alla nostra Terra, mostra delle fasi simili a quelle lunari. Non è possibile riconoscere dettagli superficiali naturalmente, ma con telescopi più evoluti è possibile distinguere l’ineguaglianza nell’acutezza delle falci e la “luce cinerea o luce di Ashen “. Si tratta della leggera luminosità della parte in ombra. Osservare Venere vuol dire capire come nel nostro universo un semplice puntino luminoso può essere un mondo ostile e inimmaginabile. Le osservazioni possono essere effettuate anche in pieno giorno, conoscendo le esatte coordinate del corpo.


SCOPERTO VETRO VULCANICO SU MARTE


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Un gruppo di ricercatori statunitensi ha osservato delle misteriose regioni scure sulla superficie di Marte, composte prevalentemente di vetro vulcanico, formate da antiche eruzioni vulcaniche. Le regioni scure occupano quasi quattro milioni di miglia quadrate delle pianure settentrionali di Marte. La loro composizione non è mai stata chiara, ma le misure del passato hanno mostrato delle differenze rispetto ad altre aree scure presenti sul pianeta, formate prevalentemente di basalto. I ricercatori dell’Arizona State University hanno analizzato i dati spettrografici delle regioni catturate dal Mars Express orbiter, ed hanno scoperto che sono composte di vetro vulcanico, una sostanza simile all’ossidiana lucida che si forma quando il magma si raffredda troppo velocemente. L’ossidiana è un vetro naturale, del tutto simile a quello di produzione umana. I principali centri di estrazione delle ossidiane in Italia sono: Isola di Lipari, Pantelleria, Sardegna (Massiccio del Monte Arci). Tali grani vetrosi spesso si formano quando il magma vulcanico interagisce con ghiaccio d’acqua e neve. Se questo fosse il caso, renderebbe queste regioni potenziali punti caldi ideali per contenere forme di vita, in quanto ricche d’acqua, fondamentale per lo sviluppo della vita.