Per la maggior parte della storia, gli unici pianeti noti erano quelli visibili ad occhio nudo. Con l’invenzione del telescopio il numero dei pianeti del nostro sistema solare è salito a nove, per poi scendere a otto in virtù della “retrocessione” di Plutone a pianeta nano. Nel 1992 si ipotizzava la presenza di pianeti intorno ad una pulsar, mentre al 1995 risale la prima reale scoperta di un pianeta extrasolare orbitante attorno ad una stella della sequenza principale, denominato 51 Pegasi B. Successivamente si è verificato un vero e proprio boom di scoperte di questi oggetti, sino ad arrivare ai 760 attuali. La maggior parte sono pianeti giganti, i cosiddetti “pianeti gioviani caldi“, in quanto la loro dimensione li rende più facili da rilevare, ma gli astronomi credono in realtà che siano in inferiorità numerica rispetto a quelli di tipo roccioso come la Terra. Il reale obiettivo di queste scoperte infatti, oltre alla rilevanza scientifica, è quello di trovare pianeti rocciosi nella cosiddetta zona abitabile della stella, la porzione di spazio dove l’acqua può essere presente allo stato liquido e la temperatura ambientale ideale allo sviluppo della vita. Nel mese di Febbraio, gli astronomi hanno candidato il pianeta GJ 667Cc, di circa 4,5 volte la massa della Terra, come il mondo ideale ad ospitare la vita. Il Santo Graal della ricerca di pianeti extrasolari orbita alla giusta distanza dalla sua stella, ed è quindi nella famosa zona abitabile della stella. Lo strumento principale di ricerca è il telescopio spaziale Keplero della NASA, dal nome dell’astronomo tedesco Giovanni Keplero (nome originale Johannes Kepler). Il telescopio controlla la luminosità di oltre 145.000 stelle, e la sua tecnica è quella del transito del pianeta sulla sua stella. Attualmente ha identificato più di 2300 candidati pianeti extrasolari, la stragrande maggioranza dei quali probabilmente tali. Il telescopio continuerà le sue ricerche ininterrottamente, cercando il tanto atteso gemello della Terra.